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Pierpaolo Marino

Pierpaolo Marino

Pierpaolo Marino (Avellino, 30 agosto 1954) è un dirigente sportivo italiano, attuale direttore generale del Napoli. Gli inizi [modifica] La sua carriera inizia all'Avellino, quando il giovane manager (con trascorsi come raccata palle, arbitro, giornalista, commentatore e perfino portiere mancato) mette in mostra le proprie capacità inducendo Italo Allodi a chiamarlo per far parte dello staff del Napoli. Il primo mandato a Napoli [modifica] Il Napoli trovato da Marino al suo arrivo vive un momento storico particolare: l'arrivo di Maradona può rappresentare il salto di qualità della squadra che prima di allora aveva vinto poco o nulla; tuttavia c'era bisogno di costruire una squadra di livello intorno allo straordinario talento dell'argentino, e il tutto con disponiblità economiche tali da non far pensare all'acquisto di molti grandi campioni affermati. Il lavoro di Marino in questo senso si dimostra subito prezioso per la compagine partenopea che - anche grazie ad alcune sue intuizioni (come la scoperta di "Ciccio" Romano) - conquista il primo scudetto della propria storia, nella stagione 1986/87. Intanto un Allodi ormai sul viale del tramonto viene costretto da un malore sulla sedia a rotelle. Ferlaino sostituì uno dei professionisti più stimati del panorama calcistico con l'allora emergente Luciano Moggi. Marino poco dopo decise di rimettere l'incarico di DS, dichiarando che esistevano divergenze sul metodo di lavoro dei due[1] e si allontanò dalla città partenopea. Alla Roma [modifica] Dopo l'esperienza napoletana passa alla Roma[2] di Dino Viola, un acceso oppositore di Moggi. Con la Roma Marino lavora per un anno dove, nonostante il suo buon lavoro, la squadra non decolla per la scarsa disponibilità economica della dirigenza romanista in quel periodo. Dopo la partenza dal club capitolino torna ad Avellino dove diventa presidente, vivendo a cavallo di una delle peggiori crisi dei biancoverdi. Vi resta tre anni. Poi, approda al Pescara, squadra con la quale lavora per tutta la prima metà degli Anni '90 ottendo una promozione in serie A nel 1991-92, grazie anche alla scoperta di talenti come Massimiliano Allegri, Frederic Massara e di un giovanissimo Mauro Esposito. Tuttavia l'idillio della massima serie durerà poco, con il Pescara retrocesso l'anno successivo. Il Direttore pagherà quindi a caro prezzo l'innesto di alcuni calciatori stranieri poco collaudati che delusero le aspettative della società. I tifosi del Pescara però lo ricorderanno per aver ingaggiato dal gennaio 1992 il centrocampista e capitano del Brasile Dunga; il tutto nonostante la squalifica di 3 anni comminata per una sua presunta responsabilità in un giro di partite vendute nel quale figura protagonista anche lo stesso Luciano Moggi col quale ebbe conflitti al Napoli. Il "modello Udinese" [modifica] La svolta nella carriera di Marino si verifica quando, all'Udinese, lancia un nuovo modello di gestione calcistica, in grado di portare anche una "provinciale" come la squadra friulana, ai vertici del calcio italiano. Una attenta politica di scoperta e valorizzazione di giovani talenti calcistici da utilizzare per conseguire risultati sportivi e poi cedere a squadre più potenti dal punto di vista finanziario, in modo da tenere i conti del club sempre "in regola". L'Udinese grazie al lavoro di Marino ha ottenuto varie qualificazioni alle coppe europee lanciando molti giovani interessanti nel mondo del calcio, restando comunque una delle poche società calcistiche italiane a chiudere, spesso, il bilancio in attivo. Il ritorno a Napoli [modifica] Dopo l'esperienza friulana che gli ha valso l'apprezzamento da tutto il mondo calcistico italiano, decide di abbandonare Udine per tornare al Napoli. La società, dopo il fallimento e l'acquisizione da parte dell'imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis nel 2004, necessitava di un'opera di ricostruzione pressoché integrale e Marino si ritrovò alle prese con una realtà forse mai vissuta prima: una compagine senza più campi di allenamento, palloni e divise ma, soprattutto, senza calciatori. La nuova avventura lo porta ad allestire una rosa che è riuscita a risalire dalla serie C1 alla A in tre anni, e con un progetto finalizzato a far diventare il Napoli una delle migliori squadre europee. Con il ritorno (dopo ben 6 anni) della squadra nel campionato di vertice italiano, Marino importa - con non poche resistenze da parte di tifoseria e stampa - i metodi di lavoro che lo hanno reso vincente ad Udine, ma applicato ad un club con maggiori potenzialità economiche, in grado quindi di trattenere i migliori calciatori e corrispondere loro ingaggi adeguati al loro prestigio che aumenterà di stagione in stagione. Nuovi giovanissimi acquisti come Hamsik e Lavezzi vengono acquistati con spesa relativamente bassa e vedono il loro valore aumentare vertiginosamente nel giro di un anno. Questa politica permette al Napoli di proiettarsi fin da subito nel calcio europeo. Alcune voci lo davano molto vicino alla Juventus per l'anno 2009-2010; dopo il match vinto dal Napoli contro la stessa Juventus il 18 ottobre 2008, il presidente del Napoli De Laurentiis ha confermato che il contratto del dirigente irpino sarà rinnovato per altri 5 anni [3].